Il lato nascosto della Sardegna
E’ agosto mi guardo attorno, non c’è quasi nessuno. Di fronte a me il mare turchese e limpido dietro a me alte dune di sabbia ocra, puntellate di ginepri qua e là, si rincorrono sino a scontrarsi con brulle alture visibilmente arse dal sole estivo.
Silenzio, profumo di salsedine, sento solo il rumore della risacca scossa dal Maestrale lo scultore naturale del paesaggio che mi circonda.
Siamo in Sardegna nella sua parte meno conosciuta e più selvaggia, la Costa Verde; un gioiello incontaminato che ha preservato il suo ecosistema restando fuori dalle rotte del turismo di massa.
Ma facciamo un passo indietro.
Atterriamo a Cagliari ed è subito sorpresa. Una città viva, giovane, piena di negozietti di artisti locali che mantengono nei loro manufatti tutto il folklore e la tradizione sarda.
La lunga storia e le varie dominazioni hanno regalato alla città un’importante patrimonio culturale e architettonico. Testimonianze di epoca punica come la necropoli di Tuvixxedu e di epoca romana lasciano spazio a palazzi più recenti. Ci godiamo una passeggiata nel centro storico dove edifici di tradizione ispanica si alternano a palazzi in stile Art Déco creando una pittoresca armonia.
Ci perdiamo nel dedalo di vicoletti della marina affascinati dalla frizzante vita che muove la città arrivando all’imponente Bastione Saint Remy.
Da qui si domina la città: il tramonto da un lato, l’infinita spiaggia del Poetto dall’altro. Sento un rumore, guardo il cielo, una sorpresa: alcuni fenicotteri rosa volano sopra le nostre teste, ritornano a casa nello stagno del Molentargius a pochi chilometri dal centro urbano.
Si, l’unica città al mondo dove questi eleganti animali nidificano stabilmente è proprio la regina sarda. Questa riserva unica si trova all’interno delle famose Saline di Molentargius, grande fonte di sostentamento in epoche passate, vecchia colonia carceraria che oggi merita assolutamente una visita.
Ci spostiamo, i paesaggi cominciano a scorrere fuori dal finestrino, la terra brulla e arsa lascia lo spazio alla macchia mediterranea che ci prepara all’esplosione di colori vividi che ci saremmo trovati davanti in Costa Verde.
Torre dei Corsari con la sua spiaggia che sembra fatta di chicchi d’oro e l’acqua di una limpidezza irreale scruta il mare fiera con la sua torre di avvistamento e le sue dune mutevoli.
Dune “sahariane” che sono solo un assaggio, tutto il litorale infatti è una sfilata di spiagge immerse in colori africani.
Imbocchiamo una strada sterrata per scendere al mare.. non lo sapevo ma mi stavo addentrando in uno dei deserti naturali più grandi d’Europa.
Sinuose dune di sabbia modellate dal Maestrale raggiungono, qui, i 100 metri di altezza meritandosi il primato di sistema dunario più alto e vasto del vecchio continente. Piscinas, una distesa infinita di sabbia dorata si estende fino al mare dove 7 chilometri di spiaggia selvaggia aspettano i fortunati visitatori che arrivano qui. Non ci sono lidi, non ci sono stabilimenti solo la natura.
Il territorio è talmente protetto che le tartarughe Caretta Caretta vi nidificano e, se si è fortunati, si può avvistare il cervo sardo tra un ginepro e l’altro. E’ un posto speciale anche per gli amanti delle immersioni che potranno visitare, a 200 metri dalla riva, il vecchio relitto di una nave inglese.
Cammino e mi godo la pace che questo posto ti regala.
Una cosa mi colpisce in lontananza… dei binari, alcuni vagoncini arrugginiti che venivano usati per il trasporto dei minerali giacciono sulla spiaggia a testimonianza di un tempo perduto. L’avevo scordato ma siamo in una delle zone più grandi al mondo per l’archeologia industriale.
In questo territorio, nella valle delle Is Animas un tempo erano attive le più grandi miniere d’Italia, non è raro incontrare le antiche strutture(alcune ancora visitabili) lungo la strada.
Se avete tempo scendete verso Iglesias e andate a visitare l’ingegnosità di Porto Flavia.
Sembra l’ingresso di un mondo fatto di avventure, una location perfetta per film alla
Indiana Jones, in realtà veniva utilizzato per caricare le navi con i materiali provenienti dalle miniere limitrofe. Un’opera avveniristica che ci mostra come l’uomo può operare sull’ambiente senza violentarlo.
Il silenzio regna sovrano, il tempo è sospeso.
Lungo la costa Scivu, un gioiello, la “spiaggia parlante” per via dell’eco che si sente camminandoci sopra.
I paesaggi corrono ancora fuori dal finestrino e un profumo di bacche si fa sempre più forte, mirto ed elicriso.
Chiudo gli occhi, sento un odore nuovo ma non sconosciuto li riapro e in un lampo mi ritrovo in Veneto. Penserete sia impazzita ma ve lo assicuro di punto in bianco tutto cambia strade dritte a reticolato, grandi campi, ville con lussureggianti giardini ci accolgono. Cartelli che invitano alla “Sagra della polenta”, qui si parla veneto… siamo arrivati ad Arborea un tempo Mussolinia di Sardegna la grande colonia friulano-venete dell’isola. Mi fermo per fare qualche foto a questo intatto esempio di architettura razionalista e comprare un pò di fantastici dolcetti sardi al mercato semi deserto.
Consiglio agli amanti dell’architettura una visita anche a Carbonia nell’entroterra.
Usciamo da questa curiosa parentesi e risaliamo verso Oristano. Lungo la strada incontriamo Nuraghe, campi, uliveti e arrivati alla penisola del Sinis abbiamo la fortuna di visitare Tharros un antica città fenicia, uno dei più grandi siti archeologici dell’isola.
Ci dobbiamo fermare, siamo rapiti.
“Is Arutas” un tripudio di colori pastello, una spiaggia che si è formata in milioni di anni grazie all’erosione dell’isola che la guarda da lontano, Mal di Ventre.
La sabbia bianca e rosa è composta da tanti cristalli di quarzo multicolore della grandezza di un chicco di riso che si scontrano con almeno quattro sfumature di azzurro.
Il mare è troppo trasparente per non fare una pausa.
Tanto ci sarebbe da dire su questo angolo fortunatamente dimenticato di Sardegna, ogni giorno è una scoperta, le emozioni ti vengono regalate dai colori che ti si imprimono indelebilmente nella mente, i silenzi delle spiagge selvagge colorate dai ginepri e dalla violaciocca, il sorriso e la gentilezza della gente.
La festa di paese per festeggiare il ferragosto nella curiosa Marceddì, un piccolo villaggio di pescatori affacciato ad una laguna salmastra che vi catapulterà in un film western.
E poi i tramonti di Buggerru e le vecchie tonnare disseminate sulla costa.
Qui il tempo non scorre come negli altri posti, se chiudi gli occhi puoi vedere ancora i figli dei minatori giocare sulla spiaggia di Funtanazza mentre i genitori lavorano incessantemente nelle miniere.
Un viaggio inaspettato che non dimenticherete.
La Sardegna, con i suoi spazi immensi e deserti, con i suoi altipiani rocciosi e tutti insieme sollevati in massa sul mare.
(Mario Soldati)